Torniamo ad occuparci della Piave, delle sue rive, delle sue golene e del suo letto!

Nel titolo dell’Ordine del giorno proposto dalla Regione Veneto ai Comuni del Medio Piave, presumibilmente dall’Assessore all’ambiente GianPaolo Bottacin, si parla di “sicurezza delle popolazioni che vivono in questa parte della pianura trevigiana”.

Nel momento in cui si ricorre, in questa materia, alla deliberazione dell’assemblea consiliare, si dovrebbe anche conoscere, con una approfondita ispezione in loco, perlomeno nella parte del proprio territorio interessata dal fiume, quale è realmente la situazione delle rive e del greto del nostro corso d’acqua, quali possono essere gli impedimenti allo scorrere delle correnti fluviali, le erosioni in atto sulle rive golenali, e poi la consistenza delle vegetazioni a ridosso delle sponde soprattutto nel divagare del fiume nella zona della fascia delle risorgive.

A maggior ragione per Comuni come quelli di Maserada e di Cimadolmo – ma anche Spresiano, Susegana, Breda di Piave, S. Biagio di Callalta, Ormelle e Ponte di Piave che hanno molti ettari del loro territorio comunale, occupati da ambiti golenali, come pure, verso il rilievo collinare, negli ambiti fluviali dei comuni di Crocetta, di Sernaglia, ma anche di Valdobbiadene e di Pederobba e poi di Vidor e di Moriago,… – i cui territori di golena qualificano tutta la loro realtà comunale sia dal punto di vista del valore ambientale che da quello economico in una prospettiva di futuro sviluppo turistico slow.

  • Perché fermarsi ad approvare un o.d.g. calato dall’alto, prima ancora di rendersi conto di quali possono essere i problemi concreti che gli ambiti fluviali, presenti nel proprio territorio, stanno soffrendo? 
  •  Perché non concordare con tutti i consiglieri comunali e con le associazioni di volontariato culturali, ambientaliste, con le organizzazioni imprenditoriali che operano nel territorio, decisioni per un futuro di vero progresso utilizzando correttamente la risorsa ambientale? Ci si deve rendere conto che il Fiume con le risorse che racchiude, rappresenta da solo la base da cui partire per rendere più interessante il futuro delle comunità che lambisce con il suo corso. 
  •  Perché non adottare da subito la prassi sperimentata del Contratto di Fiume con la sua capacità di condivisione e di discussione partecipata nei confronti di tutti i portatori di interesse?

Ma è proprio vero che la grande opera delle Casse di Ciano, può risolvere il problema della laminazione delle piene secolari della Piave?

Senza scomodare i risultati della Commissione De Marchi degli anni ‘70 , ci sembra che anche il Piano Stralcio per la Sicurezza idraulica del 2010, approvato dall’Autorità di Bacino presenti 4 possibilità di intervento quasi ad indicare che, se si vuole intervenire efficacemente in tutta l’asta fluviale del medio Piave, è necessario pensare di rendere lo spazio dovuto al divagare delle correnti in situazione di morbida e di piena tenendo conto che questa è la tendenza che hanno concretamente imboccato tutte le nazioni europee che vogliono risolvere realmente i problemi di sistemazione idraulica degli ambiti fluviali del continente. 

Se i consigli comunali potessero fare sintesi sulle varie situazioni presenti nelle golene fluviali, si accorgerebbero che molta parte di queste zone a ridosso del Fiume è occupata da vigneti, da agricoltura intensiva ed ancora da vigneti! 

Anzi, molto spesso questi vigneti, che sfiorano ed a volte invadono il letto fluviale, vengono difesi dall’inevitabile erosione, con massi trasportati e posizionati in loco a spese di tutta la comunità

La Golena del Piave tra Ponte di Piave e Sant’Andrea di Barbarana – Tratta da Google Earth 2020

Domanda:

chi ha permesso questi insediamenti produttivi così a ridosso delle correnti fluviali? E chi ha speso i soldi delle comunità per garantire reddito a favore di privati imprenditori agricoli? 

È il Genio Civile, che si ostina a concedere continuamente escavazioni in letto pensando di risolvere il problema delle erosioni scavando al centro ed illudendosi che l’acqua scorrerà in quella parte dell’alveo con il Fiume che, di conseguenza logica, provocherà il fenomeno delle erosioni delle rive, smentendo un ragionamento duro a morire all’interno del nostro genio trevigiano.

Cari Consigli Comunali, questo sta avvenendo ormai da anni in Piave e non occorre essere ingegneri idraulici per cogliere i veri problemi di questo Fiume massacrato dagli interessi di pochi che presenta il conto perché in dissesto idromorfologico ed idrogeologico: e pensare che ancora nel 2010, il prof. Emerito Luigi D’Alpaos, peraltro emendabile in tante altre occasioni, in una relazione commissionata dai Comuni di Breda di Piave e di Maserada sul Piave affermava con nettezza che, in questa parte dell’asta fluviale, non si doveva portar via nessun metro cubo dai greti del fiume!

A parte il fatto che nell’o.d.g., il Bottacin ha fatto scrivere, sapendo di mentire, che il solo Comune di Crocetta del Montello si è opposto alla realizzazione dell’invaso di Ciano, quando in verità tutti i Comuni dell’area montelliana più Valdobbiadene, Vidor (e probabilmente anche Caerano e Pederobba) hanno confermato il proprio NO unanime, perché, in presenza di un sicuro e cospicuo stanziamento statale, non si percorre la strada dell’intervento innovativo, supportato dalle comunità rivierasche, che preveda l’allargamento dello spazio vitale al Fiume, alle sue isole fluviali, alle sue lanche  ricche di biodiversità, alle sue macchie boschive di riva da ricostruire con l’aiuto delle nuove generazioni, addirittura con i bambini ed i ragazzi della scuola dell’obbligo? ? ?! ! ! 


Contemporaneamente, e lo stanziamento di decine di milioni di euro ce lo permette, potremo far arretrare le invadenti coltivazioni e riconsegneremo migliaia di ettari allo scorrere del Fiume, incrementando la distribuzione dell’acqua in una falda freatica sempre più compromessa, incapace di mantenere attivi tutti i fontanili della nostra fascia delle risorgive. 

Con un progetto di questo tipo, l’U. E. non avrebbe nessuna difficoltà ad aumentare lo stanziamento, proveniente dal Next Generation Plan, riconoscendone la qualità. 

Quindi la somma di 1.600.000,00 euro per il progetto di casse lungo il letto del Medio Piave, venga dirottato a favore di un progetto di una vera sistemazione idraulica ed idromorfologica dell’intero settore golenale ritornando spazio al fiume e ricreando nuovi letti per lo scorrere delle morbide e delle piene del nostro Fiume. 

Confronto su arco 30 anni della Piave nel tratto tra Fossalta di Piave e Noventa di Piave. Fonte aerofoteteca della RV.
Confronto su arco 40 anni della Piave nel tratto tra Fossalta di Piave e Noventa di Piave. Fonte aerofoteteca della RV e BING map. 

Riprendiamo in mano una bella carta I.G.M. degli anni ‘60 in scala 1.25.000 dell’intero letto fluviale e scopriamo quali erano le parti del territorio golenale che erano interessate al defluire delle acque della Piave. Ci accorgeremo di quanto spazio abbiamo sottratto ai letti fluviali in 60 anni, nel silenzio assordante del Genio Civile di Treviso.

Fausto Pozzobon

Presidente del circolo Legambiente Piavenire

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