Insetti colorati, le farfalle delle Grave di Ciano

Presenze apparentemente effimere, brillanti colori sguizzanti nell’aria… le farfalle associate alla bellezza, alla gioia di vivere e alla spensieratezza poche volte ci fanno riflettere alla complessità che nascondono, cominciando ad esempio dalle 170.000 specie descritte finora delle quali conosciamo soltanto una minima parte. “Farfalle” e “falene” rappresentano un sesto di tutti gli insetti sottoposti a classificazione. È possibile trovarle in ogni regione del globo e in habitat diversissimi: dalle foreste tropicali, alla tundra dell’Artico, nonché tra le bellezze delle grave di Ciano.

Considerate nell’immaginario collettivo animali belli, spesso reputati simboli di pace, bellezza e libertà, sono considerate specie bandiera cioè specie scelte per la loro vulnerabilità, attrazione, aspetto, allo scopo di suscitare il sostegno ed il riconoscimento del grande pubblico per tutelare e proteggere fragili ecosistemi come ad esempio quello delle Grave. 

Ben 63 specie di farfalle diurne utilizzano le Grave per le loro esigenze trofiche, per la loro riproduzione, come “casa”, adattandosi ognuna alla vita più o meno complessa che questi ambienti richiedono.

L’importanza ecosistemica che ogni specie riveste è fondamentale. Anche le farfalle pur apparentemente piccole ed insignificanti, sono esseri viventi che ricoprono un anello rilevante nella catena trofica permettendo l’insieme dei rapporti tra gli organismi di un ecosistema.

L’etimologia dell’italiano “farfalla” è ancora di origine incerta, “butterfly” corrisponde invece al tedesco “schmetterling” che deriva dal termine usato anticamente per indicare la panna da cui si ricavava il burro negli alpeggi (schmetten o schmette). Le zangole colme di panna che venivano lasciate sui prati attiravano le farfalle e da qui il nome “mosca di burro”, “butterfly”.

In greco antico per indicare le farfalle si usava la parola ψυχή o psyche che significava anche anima, respiro, fiato. Un tempo alcune culture pensavano che fossero le anime dei morti. Al tempo in pochi erano al corrente che i “fiori alati”, questo il significato della parola farfalla in greco moderno, ed i bruchi verdi che si trovavano in terra o sulle foglie intenti ad alimentarsi fossero la stessa creatura. Anche fin dopo la fine del XVII secolo solo i cultori della materia sapevano riconoscere gli stadi della metamorfosi di una farfalla. I ricercatori che collezionavano ed allevavano farfalle venivano considerati dei pazzi o degli stregoni.

Uova di varie specie di lepidotteri diurni

La vita di una farfalla quindi non si ferma solo alla fase di “immagine”, l’adulto volatore, ma è un fantastico evolversi di cambiamenti: dall’uovo, con una gran variabilità di forme e sculture, alla larva o bruco, fase deputata alla nutrizione e all’accrescimento, alla pupa o crisalide caratterizzata dalla immobilità esteriore e contemporaneamente da complessi fenomeni di irraggiamento interno.

Stadi diversi di un bruco di macaone (Papilio machaon). Foto a sinistra, dopo la schiusa dell’uovo; foto a destra, poco prima dell’ultima muta prima della fase di crisalide. 
A sinistra, ultima muta del bruco già in posizione prima di entrare nella fase di “immobilità esteriore”. A destra, crisalide nell’ultima fase prima dello sfarfallamento.

Le farfalle diurne escono dalla crisalide prevalentemente di mattina. La rottura dell’involucro è determinata dagli ormoni, proprio come per noi l’inizio del parto. Nella maggior parte delle specie la crisalide assume colorazioni diverse in base “all’età”: quella delle vanesse ad esempio all’inizio è verde prato, man mano sbiadisce diventando giallognola, poi marroncina ed infine quando è quasi giunta a maturazione, marrone scuro, quasi nera.

Una volta nata, il primo giorno di volo spesso coincide con quello in cui viene scelto il partner. Le femmine di farfalla si accoppiano diverse volte, i maschi hanno sviluppato una strategia per rendere innocuo lo sperma dei partner successivi, in modo da “conservarsi” maggiori probabilità di riproduzione.

Ad ogni specie in base alle sue caratteristiche è stato dato un nome: un nome scientifico in latino, scritto sempre in corsivo, e alle volte un nome volgare nella lingua locale. Questo ha contribuito a riunire farfalle simili in base alle caratteristiche che avevano in comune e si sono creati dei raggruppamenti detti famiglie che nel nostro caso hanno suddiviso le farfalle diurne in: Papilionidi, Pieridi, Licenidi, Ninfalidi, Esperidi.

Nella famiglia dei Papilionidi rientrano le più famose farfalle del mondo anche se per la maggior parte sono esotiche. Sono farfalle caratterizzate da colorazioni brillanti, da un volo lento e fluttuante, dall’eleganza del taglio delle ali e la presenza, per alcune specie, di due lunghe estensioni posteriori dette “code”. I bruchi per la maggior parte delle specie sono di colori appariscenti,  tossici e presentano dietro la nuca un particolare organo erettile biforcuto, l’osmeterio. Quest’organo ha funzione difensiva emettendo un odore penetrante e ripugnante quando l’insetto viene disturbato da un possibile predatore. 

Le specie che caratterizzano questa famiglia e che si possono vedere volare nelle Grave di Ciano sono il podalirio (Iphiclides podalirius) ed il macaone (Papilio machaon).

A sinistra un esemplare adulto di podalirio (Iphiclides podalirius), a destra un esemplare adulto di macaone (Papilio machaon

La famiglia dei Pieridi conta in Italia 28 specie, 10 sono state osservate all’interno delle grave di Ciano.

Sono farfalle di media o piccola dimensione i cui colori dominanti sono il bianco e il giallo alle volte ornati di macchie nere. Alcune tra queste specie sono conosciute ai più come “cavolaie”. 

Nelle tiepide giornate di fine inverno, può capitare di veder volare una farfalla dalle ali giallo limone luminoso che crea un bellissimo contrasto con le tinte smorte della stagione fredda. Si tratta di qualche individuo maschio svernante, le femmine sono di colore bianco verdino, di cedronella (Gonepteryx rhamni) che risvegliato dai primi tepori primaverili, inizia la sua ricerca di cibo e di una compagna. La vita da immagine di queste farfalle, della durata di circa nove mesi, è tra le più lunghe delle specie di Ropaloceri europee.

Individuo adulto femmina di cedronella (Gonepteryx rhamni).

Un’altra specie presente anche nelle Grave, l’aurora (Anthocharis cardamines), è uno dei primi lepidotteri che salutano la primavera. Sverna come crisalide ed all’inizio della bella stagione si fa notare grazie alla vistosa macchia arancione che adorna le ali anteriori nei maschi, mentre gli individui femminili possono venire scambiati per delle comuni cavolaie. Il bruco di questo pieride si ciba di varie specie di brassicacee. A maturità esso si trasforma in una crisalide molto particolare che per aspetto assume le sembianze di una spina o un rametto spezzato, per mimetizzarsi meglio durante lo sviluppo modifica addirittura il suo colore in base all’ambiente circostante.

A sinistra individuo adulto maschio; a destra individui in accoppiamento.

Della famiglia dei Licenidi fanno parte quelle piccole farfalle azzurre che normalmente si osservano sui prati fioriti dalla pianura all’alta montagna. Le livree brillantemente colorate sono tipiche principalmente dei maschi, mentre le femmine hanno colorazioni più mimetiche. Le uova di questa famiglia sono tra le più piccole nel mondo degli insetti, di rado raggiungono il millimetro, mentre i bruchi sono normalmente tozzi, con testa e zampe poco visibili perché nascoste sotto il corpo. In talune specie questi sono mirmecofili, cioè per il loro sviluppo o per la loro protezione stringono singolari relazioni di convivenza con alcune specie di formiche. Nel territorio delle grave di Ciano sono molte le specie che si sono coevolute con alcune specie di formiche, tra cui l’alexis (Glaucopsyche alexis). Il maschio ha le ali azzurre con una bordatura marginale nera, la femmina è di colore bruno scuro; spesso l’area basale è spruzzata di blu-violaceo.

Individuo adulto di alexis (Glaucopsyche alexis).

La famiglia dei Ninfalidi è la famiglia più numerosa, con circa 7000 specie finora classificate in tutto il mondo. In esse rientrano anche farfalle un tempo classificate come una famiglia a sé stante, i Satiridi;  studi recenti su relazioni filogenetiche hanno evidenziato che non può essere giustificata la suddivisione di queste dal resto dei Ninfalidi. 

Le farfalle rientranti in questa famiglia possono essere grandi volatrici oppure esili e schive, con un volo battuto e potente possono compiere anche lunghe migrazioni. Caratteristica comune a tutte le farfalle di questa famiglia è l’atrofia del primo paio di zampe.

Le vanesse sono le farfalle per antonomasia. Farfalle robuste sono capaci di spostarsi per svariati chilometri. La vanessa del cardo (Vanessa cardui) migra ogni primavera dall’Africa fino alle estremità più settentrionali d’Europa; in certi anni avvengono delle vere e proprie invasioni e si assiste al passaggio di un numero elevato di individui che da sud migrano ininterrottamente verso nord, attraversando mari e valicando montagne senza quasi fermarsi ad alimentarsi. Le specie di piante su cui si alimentano i bruchi di questa energica farfalla rientrano in numerose famiglie come Cucurbitacee, Asteracee, Leguminose, Malvacee, Brassicacee. Gli adulti vengono attirati da piante come la buddleja (Buddleja davidii).

Un’altra farfalla di questa famiglia che si può osservare volare nelle grave di Ciano è la poligonia c-bianca (Polygonia c-album), caratterizzata da un segno bianco a forma di virgola sulla parte inferiore delle ali posteriori. Quando chiude le sue ali sfrangiate, diventa praticamente indistinguibile da una foglia morta.

Gli individui che volano a fine estate, svernano riapparendo nella primavera successiva. Le piante nutrici dei bruchi di questo lepidottero come l’ortica (Urtica dioica), il salice bianco (Salix alba), il luppolo (Humulus lupulus) sono state osservate abbondanti nell’area delle grave.

Individuo adulto di poligonia c-bianca (Polygonia c-album). Particolare è il mimetismo di questa farfalla che ritrae una foglia secca.

Gli Esperidi sono farfalle di dimensioni molto piccole. Hanno un distintivo volo rapido e sono considerate farfalle primitive a causa di alcune caratteristiche fisiche e comportamentali che le pongono come una via di mezzo tra le farfalle diurne e le falene.

Tra le farfalle di questa famiglia, particolare interesse lo riveste ad esempio il morfeo (Heteropterus morpheus). Questa specie presenta un volo ondeggiante particolare. Di piccole dimensioni, ha ali di colori bruno scuro uniforme nella pagina superiore mentre caratteristiche macchie chiare su sfondo giallognolo nella pagina inferiore. In Veneto questa specie ha una distribuzione circoscritta e frammentata, gli habitat delle grave di Ciano sono fondamentali per la sua sopravvivenza.

Individuo adulto di morfeo (Heteropterus morpheus).

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile in un grande programma d’azione per un totale di 169 traguardi.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, la tutela, la protezione e l’implemento della biodiversità per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso. 

L’obiettivo 15 ad esempio riguarda il “proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”

Alcuni dei suoi traguardi vedono: entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra nonché dei loro servizi, in modo particolare delle foreste, delle paludi, delle montagne e delle zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali; intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e, entro il 2020, proteggere le specie a rischio di estinzione.

L’Agenda 2030 sottolinea che devono essere “Obiettivi comuni”, nessuno ne è escluso, e parla di traguardi da raggiungere nel 2020 che non abbiamo raggiunto e che continuando con la gestione ambientale attuale, non raggiungeremo mai. 

I “limiti planetari” tracciati nel 2009 definiscono i confini entro i quali noi esseri umani possiamo operare in sicurezza, senza nuocere agli equilibri del pianeta. Se li superiamo, al contrario, rischiamo di trasformare la Terra in un luogo assai meno ospitale per noi di quanto sia ora. Sono stati identificati nove sistemi fondamentali: gli oceani, il sistema climatico atmosferico, lo strato di ozono stratosferico, la biodiversità, il ciclo idrologico, lo sfruttamento del suolo e il ciclo dei nutrienti come azoto e fosforo. Gli ultimi due appartengono a categorie che non esistono naturalmente, come l’inquinamento atmosferico o le scorie nucleari.

I cambiamenti climatici ci ricordano ogni giorno uno dei limiti planetari che abbiamo oltrepassato, ma se andiamo ad osservare con più attenzione il limite planetario in assoluto più incombente è la perdita di biodiversità.

Nel report pubblicato nel 2020 da IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) massima autorità scientifica su natura e biodiversità che descrive in modo dettagliato i nessi tra declino della biodiversità e pandemie, era sottolineato:

“Il rischio di pandemie può essere notevolmente ridotto, contenendo le attività umane che causano la perdita di biodiversità, aumentando il livello di conservazione della natura, allargando l’estensione delle aree protette esistenti, creandone delle nuove, riducendo lo sfruttamento insostenibile delle regioni del pianeta ad alto grado di biodiversità”.

La tutela della biodiversità si attua in particolar modo proteggendo l’ambiente che ci circonda, ognuno di noi non è escluso da questo obiettivo comune.

Testo e foto: delegazione Lipu Trevigiana.

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