Le Grave di Ciano tra geologia e ambiente

Il territorio delle Grave di Ciano è fortemente legato all’evoluzione tardo pleistocenica e olocenica del fiume Piave.

Il fiume ha variato il suo percorso proprio all’altezza di tale area. Dapprima scorreva lungo il “meandro incassato di Biadene” ed aveva il suo sbocco in pianura in prossimità di Montebelluna. Proprio questo sbocco ha dato origine al megafan alluvionale di Montebelluna (Fontana et al., 2004; 2008; Mozzi, 2005; Fontana, 2006).

Con il sollevamento del Montello, dovuto al susseguirsi di eventi tettonici, il Piave ha deviato dal suo corso originale per correre a nord del colle e trovare un nuovo sbocco in pianura in prossimità di Nervesa della Battaglia, dando origine al megafan di Nervesa.

I movimenti tettonici sono dovuti ad una serie di faglie che hanno interessato e tutt’ora interessano il territorio dell’alta pianura trevigiana e sono state causa di terremoti anche molto forti che hanno colpito Treviso, Asolo, Venezia ed altre città della provincia. Queste sono le principali faglie che interessano il Veneto:

Le principali faglie che interessano il Veneto.

e qui sotto possiamo vedere nel dettaglio le faglie che interessano l’area montelliana:

Le faglie dell’area montelliana.

Tutte queste faglie hanno portato ad uno sviluppo strutturale delle rocce sedimentarie che è possibile osservare nelle sezioni sopra esposte.

I movimenti tettonici causati dall’attività di queste faglie, in località “Ciano”, hanno creato le omonime grave che per millenni hanno mantenuto la loro selvaggia originalità fino a giungere quasi inalterate ai giorni nostri, nonostante avessero subito anche il passaggio del “fronte” di una Guerra Mondiale che proprio in quest’area ha visto combattimenti tra i più cruenti. Ciò nonostante hanno mantenuto quelle caratteristiche che ora le rendono così particolari.

Il Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) le ha classificate come un’area di grande interesse ambientale che ha definito in questo modo:

“…Quando le acque del fiume Piave incontrano la pianura, subito dopo il ponte di Vidor, l’alveo si apre nell’ampio spazio delle Grave di Ciano, circa 940 ettari di ecosistemi fluviali, oasi ancora intatta di biodiversità e bellezza. Grazie alla presenza di specie e habitat rari, il sito fa parte di rete Natura 2000 come Zona di Protezione Speciale ai sensi della direttiva “Uccelli” e Zona Speciale di Conservazione ai sensi della direttiva “Habitat”, mentre nel 2018, grazie all’evidente carattere selvaggio dell’area, è stato riconosciuto come area Wilderness dall’Associazione Italiana per la Wilderness. 

Solo per citare alcune specie protette: tra le ghiaie bianchissime del greto nidifica l’occhione ed è stata avvistata l’aquila reale; tra gli habitat, oltre a boschi umidi a salice bianco e mesofili a olmo minore, dominano formazioni prative xerofile a diversi stadi evolutivi di grandissimo interesse conservazionistico

Le Grave di Ciano ospitano 194.3 ha di prati magri steppici, habitat di interesse comunitario e prioritari per la stupenda fioritura di orchidee, specie di Lista rossa e regolamentate dal CITES. La dominanza di spazi aperti ricchi di biodiversità non rappresenta solo un motivo di tutela, ma rappresenta soprattutto un sistema ambientale che sostiene servizi ecosistemici diventati essenziali, quali la naturale regimazione delle acque, la ricarica delle falde e l’impollinazione, quest’ultima data dall’abbondanza di specie mellifere dei prati aridi e dei mantelli.

L’antica storia del luogo, caratterizzata dall’intenso legame col fiume, è profondamente innervata nei borghi di Rivasecca, Belvedere, Botteselle, Gildi, S. Urbano, Santa Margherita e Santa Mama, che si susseguono sulla riva destra lungo l’argine del Piave. 

Primi siti abitativi apparsi nel territorio di quello che oggi è il comune di Crocetta del Montello, erano tutti rivolti verso il fiume, via di comunicazione primaria e di vita e ancora oggi sono molteplici le testimonianze di questo storico legame. Indiscusso è anche l’alto valore storico delle Grave di Ciano a livello nazionale ed internazionale. Quest’area è stata infatti teatro di azioni decisive della Prima Guerra Mondiale. Qui tra Piave e Montello sono state condotte le valorose azioni degli Arditi e si è compiuto il sacrificio di migliaia di giovani vite, ricordato anche dal sacrario eretto sull’Isola Verde, ormai da tutti chiamata Isola dei Morti. 

Oggi questa zona dall’enorme valenza naturalistica, paesaggistica e storico-culturale è minacciata da un progetto di casse di espansione, che prevedono lo scavo di un bacino di laminazione stimato in 35 milioni di metri cubi distribuiti su 555 ettari, e la costruzione di 13,5 km di muri in c.a. alti fino ad 8 metri. Un’opera del genere, obsoleta e distruttiva, andrebbe a stravolgere e deturpare paesaggio, assetto socio-ubanistico dei borghi, profanerebbe la memoria storica del luogo e cancellerebbe l’ultimo avamposto di naturalità nell’alta pianura veneta.

Purtroppo per il Piave – uno dei fiumi più artificializzati d’Europa “sono prevalse per lungo tempo politiche di intervento tecnocratiche per la soluzione di problemi specifici, una logica dell’emergenza e del pronto intervento con interventi puntiformi, che vanno a rincorrere e riparare – spesso con pezze di cemento – gli effetti, senza riuscire ad aggredire le cause”

Oggi le politiche ambientali comunitarie per la gestione dei corsi d’acqua indicano come preferenziali piani coordinati di bacino che operino in una logica d’insieme e considerino il fiume come un sistema unico integrato, complesso e interconnesso, operando interventi in un’ottica di riqualificazione fluviale e di rinaturalizzazione.

Il Comitato che inoltra questa candidatura si propone di proteggere e valorizzare questo luogo del cuore e promuovere interventi in linea con le direttive comunitarie per una gestione rispettosa, integrata e partecipata del territorio”.

(Fonte: FAI – Grave del Piave di Ciano di Crocetta del Montello)

Si consideri ora il substrato di questa zona che è costituito essenzialmente da depositi ghiaiosi grossolani ad elevata permeabilità. La morfologia dei ciottoli che formano lo scheletro di questo materasso sedimentario, è ben arrotondata e molto spesso questi ciottoli mostrano una sorta di isoorientazione che a volte può apparire come una pseudo stratificazione. 

In profondità può presentarsi anche ben cementata, come si evince sia dai conglomerati affioranti in alveo, sia da quelli che costituiscono gli strati rocciosi che formano il colle carsico del Montello, che si presenta come la sponda verticale della parte sud di questo tratto del fiume. 

La caratteristica di queste rocce, che hanno dimostrato essere carstificate fino a grande profondità sotto l’alveo del Piave, rende il Montello un’area carsica di interesse mondiale infatti, oltre ad un centinaio di grotte già catastate (molte delle quali si aprono alla base del versante nord ed est del colle e sono state utilizzate come basi per l’artiglieria durante la 1° Guerra Mondiale), vi è presente la terza grotta più estesa al mondo nei conglomerati: La grotta di “Castel Sotterra”.

All’apice est delle Grave di Ciano si aprono, sul fianco del Montello, tutta una serie di risorgenze carsiche chiamate “Buori”. Tra essi ricordiamo i più celebri come il “Buoro di Ciano” ed il “Buoro Foscolo” che un tempo erano importanti punti di approvvigionamento idrico a scopo potabile, visto che la natura carsica non permette l’esistenza di corsi d’acqua sulla sommità.

Il fatto che quest’area abbia mantenuto nei millenni la sua caratteristica selvaggia, la rende particolarmente importante dal punto di vista scientifico-naturalistico, tanto da poter essere considerata un patrimonio da valorizzare sia dal punto di vista della ricerca (anche universitaria), sia da quello legato alla didattica, ma anche come momento di trasformazione del territorio in area di interesse turistico.

Le Grave di Ciano col Piave e il Montello

In Italia zone di questo tipo sono molto rare, è estremamente difficile che nel corso dei secoli non si sia avuta la loro urbanizzazione o si sia sviluppata al loro interno un’attività agricola intensiva. Possiamo dire che queste caratteristiche di “originalità” sono tutt’oggi più uniche che rare.

Il modo migliore per valorizzare l’area in esame sarebbe l’istituzione di percorsi turistici segnati e tracciati (anche in modo digitale), associati all’installazione di punti di osservazione fissi e pannelli didascalici.

Tali percorsi andrebbero poi inseriti in un progetto più ampio di sviluppo del “turismo lento” legato anche alla ciclovia Monaco-Venezia che transita per Montebelluna  con direzione nord-sud.

Si ricorda che associati a quest’area ci sono anche gli eventi storici relativi alla “Grande Guerra” che la collocano in naturale collegamento tra le trincee della linea difensiva di Cornuda, l’isola dei Morti a Moriago della Battaglia e le postazioni di artiglieria posizionate nelle grotte del Montello che si possono visitare grazie ad un sentiero ristrutturato da poco e legato a musei locali.

Verso ovest troviamo a poca distanza l’area delle “Fontane Bianche”, una ulteriore oasi naturalistica  di estremo valore geologico-naturalistico ed ambientale.

Le opere di regimazione idraulica nelle “Grave di Ciano” andrebbero a stravolgere totalmente ed a distruggere irrimediabilmente questo raro equilibrio (che si è venuto a creare in migliaia di anni ed è arrivato intatto fino ai giorni nostri), andandone ad alterare le caratteristiche che sono la vera e propria ricchezza geologico-ambientale di questo territorio.

Tale ricchezza può essere ulteriormente valorizzata  come  un’attrattiva turistico ambientale per i diversi comuni della zona.

Quello che la natura ha costruito in millenni ed è giunto inalterato fino ai giorni nostri, con la realizzazione delle casse di laminazione,  andrà perduto definitivamente e toglierà al territorio la possibilità di un suo utilizzo futuro per un ulteriore sviluppo economico sostenibile.

Come messo in evidenza dall’invito rivolto alle Autorità e auspicato dal Ministero dell’Ambiente di cui riporto uno stralcio:

“ … alla luce del principio di precauzione, di porre in essere ogni necessaria verifica volta al pieno rispetto dell’art. 6 della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, ed in particolar modo dei paragrafi 2, 3 e 4. A tal riguardo, in considerazione che lo Stato italiano è attenzionato dalla Commissione europea nell’ambito dell’Eu Pilot 6730/14/ENVI, relativo all’applicazione dell’art. 6 della citata direttiva, si invitano altresì codeste Autorità ad orientare le valutazioni di competenza verso le indicazioni fornite nel documento comunitario “Gestione dei siti Natura 2000 – Guida all’interpretazione dell’articolo 6 della direttiva 92/43/CEE (direttiva Habitat)” pubblicato in data 21.11.2018 C(2018)7621 final (GU 25.01.2019), nonché nelle Linee Guida nazionali per la Valutazione di Incidenza, di cui all’Intesa”

(in Conferenza Stato-Regioni – Repertorio 195/CSR del 28.11.2019).  

 

                                                                                                Gianluigi Boccalon   

Immagine di copertina:
Le Grave di Ciano (archivio Graveciano) 

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Una opinione su "Le Grave di Ciano tra geologia e ambiente"

  1. Sono luoghi meravigliosi e andrebbero preservati e tutelati. Spero prevalga il buon senso una volta tanto, perché l’uomo dovrebbe imparare a rendersi conto che non ha diritto di disporre del paesaggio come gli pare e piace. Senza contare poi il patrimonio storico di quei luoghi. Sarebbe vergognoso deturparli.

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