“Laudato sì” per una rinnovata cura della natura

Conosco bene le Grave del Piave, oasi di vita e pace, dove ogni angolo è un invito a “sostare” per lasciarsi avvolgere dalle voci della natura. Ogni passo diventa un’occasione  autentica per “connetterti” con quella natura che per tutti, credenti e non, è “parte integrante di noi stessi”.

San Francesco d’Assisi, grande camminatore, un anno prima della sua morte (1226) scrisse quel Cantico delle Creature che a ragione viene definito il “più bel brano di poesia religiosa dopo il Vangelo”. Il componimento nasce dopo una lunga notte di sofferenza. Ormai il corpo di Francesco era consumato dalla malattia, ma lui sente semplicemente di “lodare il Signore e per mia consolazione”. Quel Cantico è un invito dell’uomo a riconciliarsi con se stesso, con gli altri, con la natura e con Dio stesso. Un Cantico che trasmette un forte messaggio di “fraternità cosmica”: tutto rimanda al Creatore, tutto ciò che è bello, vero e buono è espressione della Creazione. Un Cantico che ci insegna che la natura colta nella sua profondità – “contemplata” – rivela e parla di se stessa insegnando all’uomo che il suo essere profondo si realizza nella relazione: con se stesso, con gli altri, con la natura.

Il 18 giugno 2015 un altro Francesco, Papa Bergoglio, firma una enciclica (una lettera pastorale ai Vescovi della Chiesa Cattolica) che già nel titolo, “Laudato si’”, riprende il messaggio del Santo d’Assisi per evidenziare che oggi  la natura  è drammaticamente “calpestata nella sua dignità”.

San Francesco allora anticipò quell’ecologia integrale che pone l’uomo non nella condizione del consumatore o manipolatore, ma del custode.

Anche Papa Francesco vede in questa rinnovata ecologia integrale la strada da perseguire oggi per una nuova responsabilità sociale riconoscendo che “l’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti” (95).

Sono in molti a portare l’attenzione sulle proposte che il Papa offre su come affrontare seriamente la sfida del futuro per risolvere i problemi ambientali. Certo questa lettura “politica” del documento di Papa Francesco ha occupato i titoli dei giornali, ma non possiamo dimenticare che questo documento in primis ha una finalità magistrale, pastorale e spirituale. Sappiamo che questi documenti del Magistero sono spesso il prodotto finale di un lungo processo di “ascolto” dei tanti contributi di esperti e non. Il Papa poi è il redattore finale e dal suo ruolo magistrale, indica orientamenti per i credenti  e non solo.

È forte l’appello che il Papa fa ai credenti: la “sorella terra” oggi grida per esser da troppo tempo “violata e distrutta dagli essere umani”, una terra “fragile ed indifesa” che chiede attenzione e premura. Un grido quello della terra che si unisce a quello dei poveri del mondo, spesso calpestati nella loro dignità ed umanità. Queste grida hanno bisogno di esser intercettate ed ascoltate, invocano risposte, azioni adeguate, cure sollecite: terra e poveri unite nei loro profondi drammi.

È interessante osservare l’attenta analisi dei problemi che affliggono la Terra, la nostra “casa comune”. L’inquinamento, i cambiamenti climatici, la questione dell’acqua, la perdita di biodiversità, il deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale. Il contributo che la scienza oggi dà alle problematiche ambientali risulta esser indispensabile anche per descrivere bene la situazione in atto ed individuare possibili vie d’uscita “pratiche”. Una crisi ambientale che va affrontata al fine di non compromettere il futuro dell’umanità.

L’impianto antropologico alla luce della Rivelazione è sempre presente nel documento con una costante attenzione al linguaggio simbolico/evocativo che la Parola di Dio offre ad ogni uomo. Da qui il richiamo al racconto della Genesi (la responsabilità del “coltivare e custodire” il giardino del mondo), all’insegnamento del Vangelo che è un continuo invito ad una comunione con tutti gli esseri umani, ad avere cura dell’altro/a che è prossimo a noi vivendo quell’amore vicendevole che Gesù ha vissuto in prima persona. La natura occupa i nostri spazi e i nostri tempi, fa parte del nostro essere creaturale e nella sua meraviglia “svela” l’invisibile e l’eterno.

Lo sforzo del Papa è comprendere prima di tutto le ragioni profonde di questa crisi ambientale. Per il Pontefice il dominio tecnocratico ha portato alla distruzione della natura e allo sfruttamento dei più poveri. Egoismi di pochi, pretese di alcuni di dominare sui più deboli e sulla stessa terra, esigenze economiche che non rispettano la dignità delle persone considerandole a volte semplici oggetti (e ciò vale anche per la natura), la cultura dello “scarto”.

Il tema ecologico dunque va di pari passo con il grande tema della giustizia. Da qui l’esigenza di una nuova ecologia integrale. Si tratta per certi versi di una visione “olistica” dove le problematiche e le vie di soluzioni s’intrecciano tra loro: “tutto è collegato”! Dove il sistema terra/ambiente, persone/popoli, contesti urbani/natura non sono a sé stanti ma si “connettono tra loro” e richiedono azioni “giuste”. Da qui un forte appello ad una “ecologia della vita quotidiana” che promuova la “qualità della vita” nei diversi ambiti relazionali (spazi pubblici, abitazioni, trasporti).

Affrontare le diverse problematiche di questi ambiti in una “logica d’insieme, di correlazioni” significa oggi impegnarsi in una nuova idea di bene comune che garantisca ad ogni esser umano una vita “buona, giusta e positiva”  nei diversi contesti ambientali, sociali, economici.

La concretezza dell’enciclica è evidente là dove il Papa propone anche ai governi e agli organismi proposti alcune soluzioni improntate al dialogo internazionale che porti ad una governance globale per affrontare le diverse criticità dei beni comuni globali. Dialogo tra le diverse parti, capacità di cura, creatività generosa, trasparenza nei processi decisionali, uso sostenibile delle risorse, approccio integrale della stessa politica.

Di fronte a questo dramma globale occorre un altro “stile di vita” che vada al di là dell’individualismo e relativismo e alle logiche di dominio, ma azioni “rigenerative”. Il Papa riconosce un ruolo importante all’educazione ambientale, a quelle semplici prassi di attenzione all’ambiente (si pensi la riduzione dei sprechi dell’acqua o della luce), a quelle azioni di “rete comunitarie” che sono davvero segnali di autentica conversione ecologica.

Se tutto è relazione, se il nostro “stare con la natura significa esserne parte di essa” allora sentimenti come la gioia, pace, bellezza, speranza si alimentano attraverso la “carità” che si esprime anche nella “cura della natura” contro le logiche dello sfruttamento e del dominio.

Allora sì che quelle “grida” della Madre Terra saranno ascoltate, allora sì impegnarsi per il Bene Terra significa rinnovare quella grande “alleanza” che, per i credenti di qualsiasi religione, Dio ha posto con l’uomo. Quel “giardino è un dono che va coltivato e difeso”. La “cura” di quel giardino significa preservare un bene “per” consegnarlo alle nuove generazioni integro e far sì che l’arcobaleno della pace, segno della bellezza e dell’armonia, possa fiorire e lasciare il suo segno per sempre.

Loreno Miotto

Foto di copertina e Gallery di:

Ph. Guido Andolfato©

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4 pensieri riguardo ““Laudato sì” per una rinnovata cura della natura

  1. Piu’ articolata e completa di cosi la tua esortazione non puo’ essere.
    Grazie per il tuo lavoro e per quello dei fotografi.Meraviglioso il tramonto sul Piave.

  2. Mai come quest’anno abbiamo toccato con mano il rispetto per gli altri e per la natura…..abbiamo visto con gli occhi la rinascita della natura quando l’uomo si è fermato.
    Allora si può tornare indietro e capire che l’uomo non può pretendere tutto a scapito della natura. Se non c’è attenzione ed educazione in questo è se non abbiamo imparano nulla allora si non c’è futuro. Io nutro una grande speranza, la speranza non muore mai e cammina davanti a noi, basta non perderla di vista e rimanere immobili.

  3. Auguro che per tutti la Pasqua di quest’anno così difficile, denso di sofferenza e di lutti, possa essere occasione di iniziare a riflettere sulla nostra appartenenza alla Natura e a ricercare percorsi di rispetto e di verità.

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