Traiettorie invisibili

Migrazioni anfibie tra Montello e Piave

Avete mai provato a immaginare di guardare da una prospettiva diversa ciò che vi circonda? Per riuscirci è necessaria un bel po’ di concentrazione, tanto siamo abituati alla nostra personale visione del mondo. Ma ne vale la pena. A volte, cambiando semplicemente punto di vista, scoperte inaspettate arrivano a meravigliarci.

La strada Panoramica è un nastro di asfalto che si srotola lungo il versante settentrionale del Montello. Come suggerisce il nome stesso, chi la percorre può godere di una visione d’insieme del paesaggio in cui è immersa. Da un lato, le scarpate ascendenti del colle, un alternarsi di lembi di bosco e prati interrotti dalle “prese”, le vie di collegamento che partono dalla strada Dorsale. Dall’altro, le scarpate discendenti che portano alla Piave e, sullo sfondo, un cenno di Prealpi. Da entrambi i lati, qua e là, abitazioni.

Proviamo ora a cambiare punto di vista. Immaginiamo per un attimo di poter guardare lo stesso paesaggio dall’alto, a volo d’uccello. Probabilmente da quella prospettiva a dominare il nostro panorama ci sarebbero elementi diversi. Sarebbe improbabile descrivere una scarpata ascendente e una discendente che costeggiano una strada.

Ad attirare l’attenzione sarebbe invece un mosaico di boschi, agglomerati rocciosi, prati, e campi coltivati che si avvicinano alla Piave. Il fiume ci apparirebbe come un complesso dedalo di rivoli d’acqua disegnati sulla ghiaia, che si uniscono in un ramo principale. Potremmo distinguere la presenza di un canale d’acqua rettilineo che corre parallelo alla strada Panoramica, il canale “Castelviero-Della Vittoria” di proprietà dell’ENEL. E tra il canale e l’intreccio d’acque della Piave, farebbe capolino un ambiente selvaggio, quello delle grave, un alternarsi di prati steppici, boschi ripari radi e pozze temporanee.

Buoro Vecio nelle Grave di Ciano. Tipica zona umida frequentata dalla rana di Lataste (Rana latastei) – Foto di Ph Enrico Romanazzi©

E ora, un altro esercizio. Usiamo ancora l’immaginazione e proviamo a tracciare su questa veduta d’insieme dall’alto, una miriade di linee. Le linee partono da punti diversi del mosaico di boschi e prati sul Montello. Tagliano perpendicolarmente la strada Panoramica e il canale artificiale per fermarsi negli ambienti umidi alla base del colle e lungo il greto della Piave: raccolte d’acqua effimere o permanenti, pozze e piccoli stagni.

Quelle linee sono le traiettorie invisibili percorse da diverse specie di anfibi. Si tratta di una vera e propria migrazione, un fenomeno spettacolare che si ripete ogni anno, tra la fine dell’inverno fino a primavera inoltrata.

Migliaia di animali si spostano dai siti di svernamento per raggiungere quelli dove possono accoppiarsi e riprodursi. Un viaggio di andata e ritorno, necessario alla sopravvivenza delle specie.

Non tutte le undici specie di anfibi presenti sul Montello intraprendono questa migrazione verso le zone umide situate nelle grave e in direzione della Piave, al di là della strada Panoramica. I grandi protagonisti, capaci di percorrere anche distanze importanti, sono la rana di Lataste (Rana latastei), una specie endemica della pianura padana, il rospo comune (Bufo bufo) e la rana dalmatina (Rana dalmatina). Piccoli spostamenti sono compiuti anche dai tritoni, in particolare il tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex). Quando la primavera si avvicina si mettono in viaggio la raganella italiana (Hyla intermedia), il rospo smeraldino (Bufo viridis) e la rana verde (Pelophylax synkl. esculentus).

Ogni specie si dirige verso il tipo di raccolta d’acqua che predilige, più o meno profondo, all’ombra o più esposto alla luce diretta del sole, stabile o effimero.

Anche il tempo di permanenza nei siti riproduttivi varia a seconda delle specie e anche del sesso dell’animale: le femmine di solito sono le prime a fare ritorno nei diversi ambienti che connotano il Montello.
Gli anfibi sono protagonisti di un pendolarismo stagionale che sfugge alla nostra attenzione, fino a quando non incrociamo le loro invisibili traiettorie.

Coppia di rospo comune (Bufo bufo) in migrazione – Foto dall’archivio di SOS Anfibi©

Ultimo cambio di prospettiva. Torniamo alla strada Panoramica e questa volta proviamo a guardarla dal punto di vista di un piccolo anfibio, raso terra. Quel nastro di asfalto che si srotola davanti a lui è un forte elemento di disturbo che modifica e frammenta l’ecosistema in cui vive. Oltrepassarlo è però necessario, perché gli anfibi tornano nel luogo in cui sono nati per riprodursi, guidati dall’istinto. Questa tendenza si chiama filopatria. I siti verso cui sono diretti presentano le condizioni ambientali adatte alla riproduzione. Non ci sono alternative.

Attraversare la strada Panoramica è una missione davvero difficile da portare a termine per un anfibio. Ci si avventura in un ambiente esposto e inospitale. La mortalità diretta causata dall’investimento da parte dei veicoli di passaggio è praticamente inevitabile.

Infatti, nel periodo riproduttivo gli anfibi si mettono in viaggio all’imbrunire, proprio in coincidenza con l’orario di maggior traffico stradale, quando le persone rientrano a casa dopo una giornata trascorsa al lavoro. E se anche riuscisse ad attraversare incolume la strada, quell’anfibio si troverebbe davanti un’altra barriera insormontabile, il canale artificiale “Castelviero-Della Vittoria”, con le sue scivolose pareti di cemento e una corrente molto forte, e altri manufatti (canalette e tombini) in cui rischierebbe di rimanere intrappolato.

Femmina di rospo comune (Bufo bufo) col maschio sul dorso tenta l’attraversamento del pericoloso “nastro d’asfalto” – PhGiovanni Morao©

Road ecology è il nome di una disciplina nata da poco più di vent’anni per studiare gli impatti delle strade e altre infrastrutture sugli ecosistemi e sulla fauna selvatica.

Inquinamento, forme di disturbo (ad esempio il rumore e l’illuminazione artificiale) e frammentazione ambientale ne sono degli esempi. La mortalità stradale è però tra gli impatti, la forma più evidente. E sulla strada Panoramica, gli anfibi che compiono migrazioni sono tra le specie più colpite.

Volontari di SOS Anfibi all’opera per la posa delle reti lungo la strada Panoramica – Foto dall’archivio di SOS Anfibi©

È grazie all’azione dei volontari di SOS Anfibi che ogni anno migliaia di rospi e rane riescono a compiere in sicurezza il loro viaggio di andata e ritorno verso i siti di riproduzione. Più di tre chilometri di reti vengono posizionate ai margini della strada Panoramica, per impedire agli anfibi di riversarsi sull’asfalto. Quando inizia la migrazione, ogni sera i volontari pattugliano la strada e perlustrano le reti per raccogliere gli animali e condurli al sicuro verso le zone umide.

È un lavoro intenso e faticoso, che si protrae di media per un mese e mezzo, fino a quando la migrazione ha termine. Ogni anno in quel periodo vengono “salvati” dalla strada tra Montello e Piave più di 7000 anfibi!

Femmina di rana di Lataste (Rana latastei) bloccata dalle reti anti-attraversamento – Foto dall’archivio di SOS Anfibi©

L’attività di salvataggio compiuta dai volontari viene definita dagli esperti una forma di conservazione attiva. Ma una migrazione così spettacolare, per numero di esemplari e specie di anfibi coinvolti, non può dipendere da soluzioni temporanee, ha bisogno di opere durature che pongano rimedio alla presenza della strada, come gli attraversamenti per la fauna (sottopassi o ponti faunistici).

Infatti, una forma di tutela efficace assicura a questi animali selvatici la possibilità di muoversi liberamente e in sicurezza negli ambienti in cui vivono, lungo le traiettorie invisibili della migrazione tra il Montello e la Piave.

Osservare ciò che ci circonda da un’altra prospettiva, spostare il punto di vista, fare proprio lo sguardo di un altro, immedesimarsi.

Un esercizio che forse potremmo fare più spesso.

A cura di SOS Anfibi ODV

Foto di Copertina di Ph Giovanni Morao©

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